mar 24, 2022
[Fonte: Comunicaffè]
MILANO - Yong Jeon è Coffee Pro Dalla Corte, in tanti lo conoscono come Johnny, […]lo abbiamo raggiunto per parlare della sua indiscussa esperienza nel settore e in particolare della sua visione del mondo dell’espresso, da una prospettiva esterna in quanto coreano e allo stesso tempo molto legata all’amore per l’Italia, la sua cultura e l’eccellenza made in Italy ben espressa dall’azienda per cui lavora.
Jeon, ci racconti come un coreano finisce in Italia ad insegnare ai baristi italiani ad usare le macchine italiane Dalla Corte per fare l'espresso italiano tradizionale e tutte le bevande a base espresso.
[…] Ho avuto il piacere di conoscere nel 2002 in Corea i fondatori di Csc (Caffè speciali certificati), Enrico Meschini e Paolo Milani de Le Piantagioni del caffè, perché l’azienda per cui lavoravo ai tempi importava il caffè dall’Italia. Quella è stata l’occasione per me di imparare l’espresso da questi due esperti. Un'altra opportunità si è verificata nel 2003, quando ho incontrato per la prima volta Paolo e Bruno Dalla Corte ad una fiera in cui hanno svelato la prima macchina Evolution. […] Mi sento di affermare che sono coreano, ma fondamentalmente ho imparato il caffè dall’Italia. […]
Adesso si parla di specialty troppo facilmente, quando i baristi cominciano a preparare l’espresso dopo appena 5 giorni di formazione. È necessario invece investire tempo, passione, dedizione per ottenere il caffè migliore. […] L’espresso è nato in Italia, ma purtroppo negli altri Paesi questa cosa non è valorizzata. E se non è percepito il suo vero valore è perché gli stessi italiani sono i primi a non comprenderlo. […]
È vero anche che all’estero accettano più velocemente i cambiamenti. Invece i clienti italiani sono rimasti fermi agli anni ’90. Vorrei chiedere loro che cosa significa tradizione? Perché Le Piantagioni del caffè hanno già 130 anni, e per me rappresentano una tradizione pur essendo spinti dall’innovazione. La mentalità vecchia invece è un’altra cosa, quella che resta ancorata ai vecchi schemi.” […]
Mentre il ruolo del barista? Trova che sia più valorizzata o c'è ancora molto da fare?
“È valorizzata un po’ di più, ma c’è ancora tanta strada da fare. A Milano le caffetterie specialty lavorano molto bene, ma la loro clientela è prevalentemente straniera. Ancora tanti bar non fanno lo stesso lavoro di racconto e di innalzamento della qualità, ma anche perché i ritmi sono talmente serrati che non è neppure fattibile. Non si può semplicemente dire al barista che deve cambiare, ma lo si deve coinvolgere in un movimento culturale più ampio: comunicare in tv, in radio, e gli stessi grandi marchi dovrebbero farsi portavoce di questo cambiamento. Devono aprire più locali che spingono sulla qualità. Perché non succede? Perché i clienti sono già abituati a quel prezzo di un euro, e va bene metterci lo zucchero. […]
Lo stesso vale per lo specialty? È cresciuta la scena in Italia? Lei ha riscontrato un aumento nella richiesta di formazione tra i baristi su questi prodotti?
“Ho capito che la strada non è completamente chiusa: anche gli italiani possono cambiare mentalità, così come è successo per il vino negli anni passati. I clienti hanno innanzitutto bisogno di fare un’esperienza e per questo servono baristi che siano interessati alla formazione. […]. Le caffetterie specialty non devono fraintendere: gli specialty esistono, ma non sono un trend da adottare passivamente nello stile nord europeo. Bisogna usare un caffè di qualità alta, ma per espresso, non dev’esser tostato troppo chiaro, ma medio. Qui non si apprezza il gusto australiano. Si inizia così, con una via di mezzo e poi pian piano, li si avvicina ad altri gusti.” […]
Jeon condivide un’ulteriore riflessione piuttosto personale
[…] L'espresso che è apprezzato in tutto il mondo nasce dalla passione italiana: quella dell’ingegnere, quella dei torrefattori e del barista. Questa è cultura. Questa è tradizione. Questa è l'Italia stessa. Spero che questo bel Paese si riappropri presto della sua cultura perduta, per non smarrire l'entusiasmo delle precedenti generazioni.”
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