mag 20, 2021
Passando ai sistemi di estrazione del caffè, abbiamo
voluto dedicare un intero capitolo alla macchina per espresso - non potevamo
che chiedere direttamente a Paolo dalla Corte.
Quali sono le caratteristiche che una macchina da caffè
deve avere per poter estrarre il miglior espresso in tazza?
“Vorrei partire dal presupposto che - a mio parere - non
esiste la tazza perfetta. La valutazione del caffè è per buona parte oggettiva
dal punto di vista tecnico, ma c’è anche una componente soggettiva, di
conseguenza la valutazione diventa poi individuale. Premesso questo, per
elencare le caratteristiche principali che una macchina del caffè deve avere
per poter estrarre al meglio qualsiasi tipo di caffè, dobbiamo prima vedere le
azioni che una macchina per caffè porta direttamente in tazza.
A differenza di tutti gli altri sistemi di estrazione, la
macchina per caffè espresso utilizza l’energia termica e l’energia meccanica
apportata all’acqua. Per garantire la migliore estrazione, la macchina deve
avere innanzitutto una caratteristica di flessibilità termica per
adattarsi a qualsiasi tipologia di caffè e tostatura che si possa trovare sul
mercato. Più alziamo la temperatura, più parti solubili del caffè vengono
rilasciate in acqua, quando abbiamo trovato il punto giusto per estrarre il
caffè - ossia il punto giusto di solubilità del caffè proporzionale all’acqua -
questa variabile dev’essere costante. Sembra un gioco di parole, ma se vogliamo
che questo risultato sia ripetibile centinaia di volte al giorno, la temperatura
dev’essere il più costante possibile, altrimenti c’è il rischio di non ottenere
sempre lo stesso risultato. E una volta che il barista trova la quadra,
vorrebbe che questa perfezione rimanga costante nel tempo.
La seconda energia che applichiamo è la pressione
dell’acqua. Ogni volta che facciamo un’erogazione di caffè azioniamo una
motopompa che genera una pressione. Empiricamente è stato trovato che tra i 8.5
e 9.5 bar vi sia la pressione ideale per estrarre un espresso. Possiamo quasi
affermare che l’espresso non è una vera e propria bevanda, bensì l’elisir di un’emulsione.
Queste sono le basi di una macchina da caffè, però
l’esperienza e l’evoluzione degli ultimi anni ha messo in risalto un’altra
importante variabile, la preinfusione. Una caratteristica scoperta già
negli anni ‘60, che era stata sottovalutata per diversi decenni. Solo negli
ultimi anni, con l’avvento di regolatori di flusso digitali e manuali, si è rivalutata
questa fase come ulteriore variabile da poter impostare per l’estrazione
dell’espresso. A parità di temperatura e pressione, la preinfusione permette di
poter esplorare in maniera più approfondita tutte quelle che sono le
caratteristiche organolettiche di un mono origine o di una miscela in termini
aromatici.
Questa fase è fondamentale, in quanto prepara il caffè alla
vera e propria estrazione: a seconda del flusso d’acqua che andiamo ad
applicare la preinfusione permette di bagnare più rapidamente o meno la coffee
cake e di applicare per un tempo variabile la pressione sulla torta di caffè. Se
effettuata in modo corretto, ci permetterà di ottenere corposità e intensità di
aromi differenti a seconda dell’impostazione effettuata. Chiaramente, come tutte
le variabili, una volta trovata la regolazione corretta per ottenere un certo
tipo di espresso, ci dev’essere la possibilità di renderlo ripetibile nel
tempo.”
Un punto di vista davvero esclusivo quello di Paolo Dalla
Corte su questo argomento, non mancate al prossimo appuntamento di #beantocup!